Valentino sta attualmente negoziando con diverse banche, tra cui Intesa e Mps, per ottenere una deroga sui pagamenti del proprio debito. La maison, controllata da Mayhoola e partecipata al 30% da Kering, aveva già violato a dicembre i termini di un prestito da 530 milioni.
La gestione inadeguata di un marchio e l’adozione di strategie miopi possono avere conseguenze irreversibili, soprattutto in un contesto così critico per il lusso, dove la competizione è spietata. Non sono i milioni di follower sui social a garantire il successo di una maison globale, ma la fiducia che il pubblico ripone nel prodotto, vero capitale intangibile e arma vincente. Questa fiducia si costruisce e si preserva attraverso continuità e coerenza dell’offerta. Oggi, però, Valentino sembra aver smarrito quel carisma che lo rendeva un emblema del lusso: il cliente storico non riconosce più lo stesso valore e non è disposto a giustificare prezzi che, come 390 euro per un paio di Vans, appaiono ormai privi di senso simbolico.
Nel lusso non basta l’aura digitale o il consenso effimero dei social. Ciò che determina la solidità di un marchio è la credibilità del prodotto, la sua coerenza nel tempo e la capacità di incarnare un valore reale per il cliente. Quando un brand perde il proprio carisma, nessuna strategia di marketing o prezzo artificiosamente elevato può colmare il vuoto creato: il lusso vive di fiducia e continuità, non di illusioni momentanee. Una riflessione importante, che dovrebbe fare da monito anche a Gucci.