La solitudine dei giovani

by | Mag 26, 2024

Oggi i giovani vivono l’angoscia di un mondo che non gli appartiene. Sono gli altri a decidere se sono idonei in questa società. Altri decidono se sei magro o grasso, bello o brutto, se vai bene a scuola e quanto, o se sei insufficiente. Altri ancora giudicano se sei conforme sessualmente o un depravato perché non rispetti le norme binarie. Insomma, se non corrispondi a queste regole, sei solo. Questo vale sia per il sesso maschile che per quello femminile.

La società, e in particolare la moda, impone di essere belli. Se non lo sei, ci sono i bulli che ti aspettano, i genitori che vorrebbero tu fossi il massimo per soddisfare il proprio ego, i vicini che parlano alle tue spalle. Che peso ha tutto questo sul panorama giovanile? I numeri parlano chiaro: 3 milioni di giovani italiani soffrono di disturbi del comportamento alimentare, come anoressia e bulimia nervosa. Quasi 46 mila adolescenti tentano il suicidio ogni anno, più di uno ogni 11 minuti. E poi c’è l’autolesionismo.

Questi ragazzi si sentono soli, soffrono in silenzio il loro malessere dovuto al fatto di non rientrare negli stereotipi imposti dalla società o dalle separazioni familiari. L’anoressia, la bulimia o l’autolesionismo sono il risultato dell’ansia da prestazione, un modo inconscio di gridare “ora ti faccio vedere chi sono” per attirare quell’attenzione che gli è sempre mancata. Attraverso questi atti liberano il mostro che li distrugge e danno sfogo alla loro sofferenza.

Quando i genitori se ne accorgono, è spesso troppo tardi. Non sono più in grado di interagire con loro; i ragazzi hanno bisogno di una lunga terapia psichiatrica che non sempre li può salvare, perché ricadere nella crisi è molto facile. I genitori dovrebbero capire che l’insegnamento che hanno ricevuto da piccoli non è più adatto al mondo di oggi, perché la società si è evoluta nel peggiore dei modi. Ai loro tempi non c’erano status symbol, non c’erano i verdetti dei social e la perfezione non era un’esigenza vitale. Sentirsi soli significa l’annullamento della propria esistenza perché si traduce in una sola parola: inutilità. Soltanto una parola di discriminazione rivolta ad un giovane può diventare un proiettile che uccide e chi è andato in guerra sa benissimo che quando si muore non si ritorna più in vita. Tutti abbiamo bisogno di amore, tutti abbiamo bisogno di essere capiti e non ci possono essere corsie privilegiate!

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Giuseppe Mazzei

Esperienza di 38 anni nel campo della moda come fashion designer e fashion consultant freelence, in Italia e all'estero UK, Cina, Russia, Turchia, realizzando campionari di abbigliamento. Opera facendo inizialmente una ricerca trasversale di tendenze raccogliendo notizie, dai cambiamenti sociali, di pensiero, della moda, dello spettacolo, dell'interior design , del locomotive, musicali, delle subculture per capire cosa piacerà al cliente finale e con quale criterio comprerà, per poi studiare il prodotto.

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