A Pierpaolo Piccioli spetta il merito di avere ringiovanito un brand che sarebbe andato alla deriva se avesse continuato a mantenere i suoi codici. La sua sensibilità verso il pensiero delle nuove generazioni lo porta ad osservare da vicino i loro atteggiamenti e a cercare di capirne la ragione. Un giorno vedendo sua figlia Stella indossare una giacca, una camicia bianca e una cravatta in alternativa alla solita felpa, dedusse che quello che noi adulti associamo ad uno stereotipo per i giovani può essere una novità e che non solo il nuovo assoluto è nuovo. La sua collezione nasce proprio dal guardare con gli occhi di un giovane l’uniforme che noi identifichiamo come un potere assoluto nel business o in politica, quindi libera da ogni pregiudizio e malleabile con la sua creatività. La cravatta diventa un accessorio che oltre ad essere indossata su una camicia bianca si trasforma in un abito iperfemminile come lo è tutta la sua collezione. Permane, giustamente, lo spirito punk che non ha nulla a che vedere con quello anarchico degli anni 70, ma è l’espressione della ribellione buona, della libertà di essere come più ci sentiamo, dell’unione, dell’abbattimento dei confini che ci impongono una determinata presenza, di quanto sia superficiale non assumere in una banca un tizio, con grandi capacità, in giacca e cravatta solo perché ha dei tatuaggi o il pearcing. Pierpaolo Piccioli ci ha dato un’altra lezione di socializzazione e lo ha affatto con tutta la sua classe che distingue il marchio Valentino.
Black tie

Giuseppe Mazzei
Fashion designer e consulente freelance con 40 anni di esperienza nel settore moda, attivo in Italia e all'estero (UK, Cina, Russia, Turchia). Specializzato nella realizzazione di campionari di abbigliamento, parte da un'analisi trasversale delle tendenze, considerando aspetti sociali, culturali e di design, per comprendere i gusti e i criteri d'acquisto del cliente finale, sviluppando così prodotti mirati.