I deifluencer

da | Set 2, 2023

Chi sono i deinfluencer? La definizione è molto esplicita: un deinfluencer è un individuo che, anziché promuovere prodotti o servizi, critica e mette in discussione il ruolo degli influencer e l’impatto dei loro contenuti sui comportamenti d’acquisto dei consumatori. È una tendenza che sta spopolando su Tik Tok che si muove in due direzioni, una è la denuncia rivolta all’immagine di sé che viene comunicata e a quel lifestyle eccessivo, fatto di lusso e sfarzo, mostrato ripetutamente e l’altra è la promozione dell’accettazione di sé, del proprio corpo, dei propri difetti, per mostrare come si è davvero, senza ritocchi e senza preoccupazioni di giudizio. Un influencer riesce a condizionare e a spingere i suoi followers all’acquisto di determinati prodotti o a frequentare determinati ambienti, il tutto dietro un lauto riconpenso, diametralmente opposto il deinfluencer sconsiglia l’acquisto di determinati prodotti specie nella cosmetica, dopo essersi accertato che non vengono mantenute le promesse di cui l’azienda si è presentata garante e come se non bastasse smascherano le recensioni più disoneste, offrendo spesso alternative più economiche e di nicchia ai cosmetici più famosi e lussuosi. “Non ti serve” o per meglio dire “you don’t need” , dato che questo trend è nato in America, è il payoff con cui gli deinfluecer si rivolgono al loro pubblico, un atteggiamento che va contro quel consumismo eccessivo utile solo a soddisfare un’illusione fittizia. Penso che questo trend sia guidato dal desiderio della Gen Z di comprendere ed educare sé stessi e anche di contrastare il fatto che per così tanto tempo i social media non hanno rispecchiato la vita reale difatti loro conoscono benissimo come funzionano i meccanismi delle manipolazioni sui social.

L’hashtag #deinfluencing è stato visualizzato su Tik Tok ben 322,4 milioni di volte dalla sua creazione, quindi un numero considerevole sebbene i followers di un deinfluencer non raggiungono quelli di un influencer ma la lunga sfida è ormai iniziata. Potrà esserci una monetizzazione di questo fenomeno? Credo proprio di sì, le aziende che producono un prodotto più economico si faranno avanti, ma se pensano di farlo senza seguire un’etica sostenibile e attenta ai diritti umani avranno perso in partenza.

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Giuseppe Mazzei

Esperienza di 38 anni nel campo della moda come fashion designer e fashion consultant freelence, in Italia e all'estero UK, Cina, Russia, Turchia, realizzando campionari di abbigliamento. Opera facendo inizialmente una ricerca trasversale di tendenze raccogliendo notizie, dai cambiamenti sociali, di pensiero, della moda, dello spettacolo, dell'interior design , del locomotive, musicali, delle subculture per capire cosa piacerà al cliente finale e con quale criterio comprerà, per poi studiare il prodotto.

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