In controtendenza al freno consumistico che dovrebbe indurci ad acquisti con maggior consapevolezza, molti brand insistono sul percorso di mercificazione del loro marchio.
Non basta più iconizzare a caratteri cubitali il proprio logo e nemmeno proporne due al prezzo di uno come ha proposto Gucci e Balenciaga, ma tutto quello che non è moda diventa un pretesto per far cassa.
Non è da ora che alcuni beni che non vediamo nelle acclamatissime sfilate vengono marchiati dal brand per acquisire nuovi mercati. Ma se un profumo può dare una maggiore identità al cliente che veste quella nota griffe, non lo si può illudere con sonni tranquilli, libero da sensi di colpa dalla sindrome di acquisto compulsivo, con la testa su un cuscino di Balenciaga.
In tempo per le feste natalizie, Balenciaga ha presentato la sua nuova Gift Guide in cui compaiono per la prima volta item lifestyle e non mancano decori per l’albero, bicchieri da champagne, set di lenzuola, tovaglie e cuscini.
E’ arrivato il momento che le maison ritornino a ripassare il vero significato di “stilista di moda” su Wikipedia:
“ Lo stilista fu colui che capovolse il rapporto tra il sarto e la cliente, che ora dipendeva dalle sue idee ed era ben felice di indossare un abito firmato da lui e realizzato nel suo atelier “
Ritengo che la mercificazione di un brand possa annebbiare la sua immagine fino al punto di perdere l’identità che aveva costruito con il suo storico, perché comprare moda è comprare lo stile e non l’appartenenza ad una tribù logata.
0 commenti