Conosciuti per essere sempre con il telefono in mano, gli zoomers, i giovanissimi nati tra il 1995 e il 2010, decidono sempre più di allontanarsi dai social e prendere le distanze dalle «tossiche» e «ossessive» piattaforme TikTok e Instagram, ritrovando un po’ di tempo da spendere offline. Gabriella Steinerman è una ragazza ventenne che al New York Post ha dichiarato: «quando la elimini ti rendi conto che non ne hai bisogno», aggiungendo di aver abbandonato sia Instagram che TikTok nel 2019, provando poi un immediato sollievo. Secondo un rapporto del Wall Street Journal dell’anno scorso, Facebook ha rilevato che Instagram risulta dannoso per le giovani poiché alimenta una visione distorta della propria fisicità. Provocherebbe, inoltre, ansia e depressione. Meta ha minimizzato il problema, anche se è stata citata in giudizio perché accusata, insieme a Snapchat, di aver creato dipendenza dai social network in un giovane ragazzo, il quale poi si sarebbe suicidato. I social sono delle vetrine in cui viene esposta la propria bellezza, la propria ricchezza, l’evento prestigioso e tutta una serie di situazioni invidiabili che discriminano chi non può farne parte. Questo mette in atto il fenomeno graduale di perdita dell’autostima fino a cadere nell’identificarsi nella nullità.
A dare prova del pericolo del fenomeno social è stato il gruppo britannico Lush Cosmetic prendendo la decisione di abbandonare tutte le piattaforme social network finché non saranno rese più sicure per gli utenti. La sua etica aziendale si è sempre professata come benessere per i suoi clienti grazie ai prodotti naturali, i packaging no plastic, hand made, cruelty free e il rischio di perdere un fatturato di 10.000.000 di sterline in base alla decisione presa ha incrementato la fiducia dei suoi consumatori.
Quali aziende del fashion system sono disposte a fare un passo indietro sui social? Nel 2021 Bottega Veneta abbandona gli account sui vari social, ma lo scopo non ha niente a che fare con la salute degli utenti. La scelta del Brand è dovuta al desiderio di mantenere il carattere di esclusiva e sofisticata eleganza in cui devono essere gli altri a parlare e non la maison ad esporsi, la tattica opposta adottata da tutta la concorrenza.
Quindi possiamo dire che non ci sono iniziative da parte del mondo della moda che possono allievare il malessere dovuto al disorientamento delle nuove generazioni in un mondo virtuale e perfetto che non corrisponde alla realtà.
Inoltre ci sono altri fattori che spingono la fuga dai social quali le fake news, gli scontri violenti di diversità di pensiero, cyberbul-lismo e la paura del furto dei dati personali.
Dopo questa analisi la domanda che viene da porsi è:
sarà più credibile un influencer su Instagram o una fashion blogger con il suo post? Va detto che una fashion blogger ha un contatto più umano con i suoi followers perché a differenza di una foto con cui possiamo interagire attraverso un like o con un banale commento, un post offre una descrizione di un tema e la partecipazione dell’utente ha in genere un tono più rispettoso e meno impulsivo.
La nuova generazione è stanca di sopportare il peso dell’illusione, ma è sempre più alla ricerca della consistenza e soprattutto della qualità di messaggio in cui può scoprire la propria reale identità.
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