Se vi aspettavate qualcosa di nuovo nella sfilata di Prada penso che sarete rimasti delusi, benché la stampa l’abbia giustamente apprezzata. Ha sfilato l’artigianalità e la sartorialità intesa come capo ben confezionato. Gonne ultra femminili sono state abbinate a maglie minimaliste e capispalla over, favorendo un accostamento inedito. Qualcosa da giorno diventa adatto anche per la sera in maniera del tutto sofisticata dando l’impressione di improvvisato, ma che improvvisato non è. Quindi un perfetto guardaroba Prada, borghese, essenziale, minimale, rigoroso, austero e bon ton, ma sempre con quel piccolo twist “dissonante”, ribelle e di rottura: come i ricami di fiori bianchi 3D che sbocciano su tutte le gonne o l’effetto puffy in stile cuscino che crea inediti volumi su longuette e micro dress dalle linee asciuttissime.
A mio avviso gli elementi che emergono con maggior determinazione sono il rigore militare e il romanticismo, come se Prada ci volesse lanciare un messaggio di pace: la fine della guerra in Ucraina consacrata dalla cerimonia di un matrimonio.
Un dettaglio che ho molto apprezzato è stato la riduzione ai minimi termini del logo, assente sulle borse se non sull’accessorio di chiusura. I loghi hanno stancato perché è l’oggetto che deve esprimere uno stile, una buona manifattura e un buon materiale…..come lo era una volta.
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