SAVE UIGHUR

da | Apr 14, 2022

Nel marzo 2020, l’istituto australiano di strategia politica ASPI ha pubblicato un tremendo e inquietante rapporto sulla difficile situazione del lavoro uiguro nello Xinjiang, una provincia chiave per la produzione cinese di cotone. Una realtà sconvolgente che denuncia la Cina detentore di musulmani uiguri in campi di concentramento in stile nazista nella regione dello Xinjiang in Asia centrale. Il report pubblicato dal Center for Global Policy ricorda che nella provincia viene prodotto il 20% del cotone mondiale, e che il cotone e i suoi derivati rappresentano anche il 10% delle esportazioni cinesi. Trentasette marchi del settore dell’abbigliamento sono stati citati come beneficiari dello sfruttamento degli uiguri, una minoranza musulmana, in quella che Pechino descrive ufficialmente come integrazione attraverso il lavoro. Clear Fashion si è impegnata a chiedere un chiarimento ai vari brand chiamati in causa, ma non tutti i marchi di moda coinvolti hanno risposto a tali accuse. Gli Stati Uniti hanno vietato i prodotti realizzati nello Xinjiang dal luglio 2021, mentre l’Europa ha gradualmente alzato i toni contro la Cina. La giustizia francese ha aperto un’indagine per crimini contro l’umanità contro Fast Retailing (Uniclo France), Index (Zara, Bershka Massimo Dutti) , SMCP( Sandro, Maje, De Fursac) e Skecher, a seguito di una denuncia presentata da diverse ONG e associazioni. Alcuni marchi negano di avere rapporti commerciali diretti con i fornitori coinvolti o dichiarano di non avere informazioni riguardanti i subappaltatori dei loro fornitori. Le strutture che non hanno risposto all’ASPI, né si sono pronunciate sull’argomento sono Authentic Brand, Fila, Dangerfield,CostCo , Cerruti 1881, Skechers, Caterpillar, Zegan, Li-Ning, L.L. Bean, Jeanswest (Harbour Guidance), Jack&Jones.

Possiamo definire questa triste realtà come l’olocausto cinese in cui la persecuzione degli uiguri è una delle peggiori repressioni dei diritti umani e che in base alla scelta dei nostri acquisti possiamo considerarci complici.

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Giuseppe Mazzei

Esperienza di 38 anni nel campo della moda come fashion designer e fashion consultant freelence, in Italia e all'estero UK, Cina, Russia, Turchia, realizzando campionari di abbigliamento. Opera facendo inizialmente una ricerca trasversale di tendenze raccogliendo notizie, dai cambiamenti sociali, di pensiero, della moda, dello spettacolo, dell'interior design , del locomotive, musicali, delle subculture per capire cosa piacerà al cliente finale e con quale criterio comprerà, per poi studiare il prodotto.

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