Sembrerebbe di sì, infatti gli avatar stanno diventanto celebrità virtuali in grado di soddisfare gli umani con più successo, grazie all’intelligenza articiale con proposte antropomorfiche sempre più evolute. Oggi con una virtual influecer un brand è capace di gestire una community governando la comunicazione con pieno controllo a differenza di un influecer umana di cui non può controllare ogni dettaglio di ciò che farà, dirà o posterà. Quindi il brand non ha bisogno di stipulare un contratto che rispecchia le sue esigenze comunicative a garanzia che vadano buon fine, ma sarà lui stesso a gestire la comunicazione senza correre nessun rischio.
È il caso di Aitana Lopez una virtual influencer con una personalità distintiva basata sui gusti e sulle tendenze della società, incorporando elementi della cultura orientale europeizzata, come i capelli rosa con un profilo da gamer. Il suo successo ha portato all’agenzia che l’ha creata un enorme richiesta di avere un modello personalizzato a cifre del tutto concorrenziali rispetto alle influencer umane, aprendo la strada anche a brand che non possono fare grandi investimenti.
Tuttavia, la loro esistenza solleva alcune critiche. In particolare la loro artificialità può influenzare negativamente il livello di autenticità percepito dagli utenti. Se l’obiettivo principale è instaurare rapporti emotivi con il pubblico, i virtual influencer potrebbero incontrare difficoltà nell’instaurare questo tipo di relazioni.
Quindi realtà affascinante o inquietante?
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